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      Quale consistenza reale potrebbero avere così fatti spasimi per ritenerli una giustificazione dell’omicidio legale o autorizzato di liberazione? Io ricordo qui anche le presunte, inimaginabili sofferenze dei morfinisti e cocainisti in periodo di astinenza; chi, a sentir loro, potrebbe non impietosirsi e non concedere nuove dosi dell’agognato veleno? Nei periodi di svezzamento si veggono reazioni violentissime sino al furore o al deliquio, agitazioni convulse, tentativi impetuosi, sebbene forse non sinceri, di suicidio..., eppure tutto questo quadro imponente si dilegua quasi in un baleno con una iniezione di acqua distillata o di cosidetto siero fisiologico; ciò prova la natura psicogena di tutte quelle, al dire dell’intossicato, "ineffabili", sofferenze.
      Inoltre, vi sono malattie che per qualche tempo, magari per mesi ed anni, infliggono al paziente forti, insopportabili dolori, ma che poi si calmano, o per compressione o distruzione dei nervi sensitivi della parte, o per esaurimento della stessa sensibilità, così da lasciar tregua agli infelici che ne son colpiti. Cito, ad esempio, certi carcinomi viscerali e certi tumori intrarachidei spinali con reazioni radicolari: anche taluni tumori endocranici, che dànno dapprima cefalalgie spaventevoli, possono, superato il terribile periodo della compressione meningo-cerebrale, dar luogo al torpore delle facoltà senso-percettive. Se in questi casi, badando agli strazianti lai degli infermi, ed essendo il processo morboso giudicato incurabile, si procedesse all’uccisione misericordiosa, non si esagererebbe forse la finalità dell’atto? non si rischia di togliere a quei pazienti forse altri giorni meno disgraziati e più tollerabili di vita?


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230