L’alienista, che conosce e valuta la forza di tale psichialgia dalle sue espressioni, se la raffigura intensissima e può asserire in coscienza che essa è uno dei più insoffribili tormenti da cui possa essere colpita l’umana creatura; ma nel contempo abbiamo il dato clinico della sua guaribilità in quanto non corrisponde a nessun dissesto irreparabile organico. Ed ecco perchè al cospetto di tante pene d’ordine psicogeno verrebbe meno il criterio fondamentale della eutanasia pietosa, cioè la incurabilità di malattie molto dolorose, o solo subiettivamente (psichicamente) dolorose.
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D’altronde, la Medicina non è fin d’ora disarmata affatto davanti al dolore: essa possiede mezzi che lo affievoliscono ed anche arrivano a sopprimerlo. Lasciando in disparte la cloronarcosi, che non può avere se non applicazioni temporanee, una forte e prolungata morfinizzazione, per quanto non sia scevra di pericoli, apparirà sempre più razionale e morale, ossia più umana secondo i nostri sentimenti e criterii etici attuali, che non la uccisione liberatrice di un dolorante. Da secoli l’uso dell’oppio da prima, dei suoi alcaloidi poi, è riuscito a lenire molte nostre miserie fisiche e psichiche. È il caso di ripetere gli elogi che Sydenham faceva di questa droga, senza della quale l’Umanità parrebbe condannata irremissibilmente al Dolore? Si tratta di vedere quale dei due provvedimenti sia preferibile: la narcotizzazione morfinica più spinta o la distruzione dello stame di vita; la scelta, almeno entro un dato periodo di tempo, non può essere dubbia; per cui, a chiunque domandi di essere liberato colla morte dai suoi patimenti, si dovrà sempre prospettare la possibilità di alleviarli con una morfinizzazione progrediente.
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