Al di sotto, al di fuori di essa l’Uomo possiede una psiche latente, intima, più vasta e profonda, che elabora nel silenzio impressioni, ricordi, tendenze, e talvolta emerge dai suoi recessi per penetrare nell’altra, passando, come dicono gli psicologi, sopra la sua soglia; questa è la subcoscienza, o coscienza subliminale, che sta di mezzo fra l’incosciente fisiologico e la mentalità propriamente detta.
Orbene, quelle tendenze ereditarie (istinti) od acquisite (abitudini) permangono sempre pronte a trasformarsi in atti e si scaricano spontaneamente sotto stimoli che non sorpassano la soglia, ma che sono sufficienti per eccitare i centri dello psichismo inferiore. Allora si produce l’"automatismo" del quale fanno parte le reazioni che l’organismo effettua senza che la coscienza superiore ne abbia sentore e per inevitabili connessioni anatomo-fisiologiche. I moti caratteristici dell’agonia, come già dissi, sono di questo genere; appartengono alla Fisiologia anzichè alla Psicologia, e costituiscono una difesa involontaria, subcosciente, fors’anco incosciente; non si rappresentano alla coscienza vigile in quanto non arrivano ai centri più alti dello psichismo, o, se ci arrivano, li trovano ormai in condizioni tali da non potervi più risvegliare la consapevolezza. Ne consegue che non può esservi "dolore" se non entrano in funzione le cellule della corteccia.
Nella morte i centri sono a poco a poco invasi dal torpore colla diffusione dei veleni biolitici che la morte sprigiona da tutti i nostri tessuti.
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