Ma come non abbiamo nessuna idea di ciò che possa essere la psiche degli animali inferiori, e tanto meno possiam comprendere la natura della forza misteriosa che si manifesta nei fenomeni della Vita, i quali a loro volta male si differenziano, per una Scienza veramente positiva, da quelli della Realtà fisico-chimica universale, così ai limiti della nostra coscienza ignoriamo ciò che di questa possa sussistere nel momento in cui la Vita cede alla Morte, e l’organismo, privo d’ogni sua funzione speciale, entra nel circolo perenne delle per noi cieche (ma chi sa se lo sono!) forze di Natura. Altro enigma formidabile e insolubile!
Ad ogni modo, l’avvicinarsi del "passaggio" non è quasi mai avvertito con pena; dissi già che vi son moltissimi casi di morte serena, e noi dobbiamo individualmente sperare che anche a noi tocchi la stessa fortuna. Forse gioverà quella che i credenti (ma con significato diverso) chiamano "preparazione alla buona morte": rassegnarsi al destino dei viventi, che è quello di morire; avvicinarsi al passo supremo con la maggior calma dello spirito, e non temerlo! V’è da credere infatti, che sullo stato sensitivo generale (cenestetico) che precede la morte, abbia influenza il temperamento fisiopsichico o l’abituale mentalità del soggetto; non deve essere un caso fortuito se l’olimpico e sempre felice Volfango Goethe spirò dopo avere pronunciata la idealissima frase "Più luce, più luce", mentre quel perpetuo infelice che fu Giacomo Leopardi esclamò di non vederci più, e lo sciagurato Guy de Maupassant, già da tempo ossessionato dalla tanatofobia, si spense sul suo giaciglio manicomiale col triste grido: "Oh! le tenebre, oh le tenebre!
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