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Ma supponiamo pure che agli agonizzanti si dovesse applicare la eutanasia; siccome si tratterà sempre delle agonie più penose e perciò più lunghe, trascinantisi per ore e per giorni, sorge il quesito pratico del momento in cui il medico potrà predire con sicurezza la morte del paziente. L’"uomo di scienza" in certi casi si trova qui quasi altrettanto povero del profano; la Biologia non possiede dati e criterî assoluti per affermare la imminenza dell’estremo sonno. Non potremmo ingannarci sulla agonia, anzi, ciò che è ben più terribile, sul reale significato terminale di quegli spasmi e di quei rantoli? Su quali nozioni positive predire a termine fisso la cessazione di una vita? Confessiamo francamente che spesso ci sbagliamo: il più consumato professionista ora vide ritardare, ora vide con sua sorpresa affrettarsi la morte del suo ammalato; che più? in qualche caso la morte stessa, sebbene prognosticata secondo tutte le regole cliniche, non venne!
Già, è ancora arduo in un certo numero di casi (rarissimi, ma reali) stabilire se la vita è cessata in un corpo; e ce lo dice l’affannarsi dei fisiologi e dei medici-legisti per trovare i "segni certi" della morte. Non mancano esempi di seppellimento di corpi ancora vivi, e se l’evento non è così frequente come tanti suppongono (veggasi il libro pauroso dell’Agabiti, Tortura sepolcrale, Roma, 1913), il fatto è accaduto e può verificarsi oggi o domani. Vi sono persone così dubitose dei criterî posseduti dalla Medicina professionale per accertare la morte, che vivono in preda ad una continua apprensione di restarne vittime; e pensano sempre al modo di sfuggire al pericolo, e vi provvedono con meticolose precauzioni espresse nei loro reiterati testamenti e codicilli; qualcuno arriva alla più ansiosa e folle delle ossessioni, che io ho descritto pel primo sotto il nome di "tafefobia". Certo, i casi di risveglio improvviso e duraturo delle forze organiche di resistenza, e quindi di quella che il pubblico crede e chiama "resurrezione", sono rari, eccezionali; ma nessun medico ha tanta "scienza in corpo" da arbitrarsi ad escluderne la possibilità in ogni contingenza particolare: si conoscono esempi memorabili di questo ritorno alla vita quando questa pareva del tutto spenta.
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