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      Non è possibile rispondere: i biologi non ancora hanno determinato il limite normale della esistenza umana, non ancora hanno stabilito i distintivi della così detta "morte fisiologica", nè sanno a qual fine di decenni la Natura l’abbia fissata; di guisa che, chi ha voluto avanzare ipotesi al riguardo, si chiamasse Metchnikoff o Finot, si è esposto a tali errori che la ripromessa ed aspettata longevità di durata fissa è proprio mancata ai suoi stessi assertori!
      Si hanno esempi di suicidî effettuati colla massima freddezza sotto l’idea fissa di avere ormai esaurito il proprio còmpito sociale; tale fu il duplice suicidio del celebre socialista Lafargue e di sua moglie (che era figlia di Carlo Marx), quando egli fu giunto al termine fatale e prefisso dei 70 anni. Ma per contro vi sono molti settuagenari che sull’invidiabile modello di un Victor Hugo, di un Gladstone..., di un Clemenceau e di un Giolitti..., non reputano finito il loro dovere di collaborare, talvolta meglio dei giovani, alla coltura ed alla politica, oppure, in più modesti limiti, al benessere della loro famiglia. C’è il caso che col tempo gli ottuagenarî e magari i nonagenarî ben conservati con un regime alla Cornaro o alla Metchnikoff, rimangano ancora dei "valori sociali"; non si può dare un termine fisso alla longevità fisiologica del corpo e tanto meno a quella psicologica dell’individuo umano.
      Non potendosi stabilire il punto eutanatistico della vecchiaia normale, non resta in campo che la vecchiaja patologica, quella che si accompagna irremissibilmente ad una infinità di acciacchi, di malesseri, di impotenze, di miserie, di lenti spegnimenti, di morti parziali; ma allora si ritorna al quesito della irrimediabilità presunta di determinati stati morbosi.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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