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      Ma vi sono inoltre ragioni di sentimento su cui la fredda visione degli interessi materiali non deve prevalere; l’Uomo non vive di solo pane, ed è ormai caduta in discredito ogni concezione materialistica della Vita: ce n’è anche una concezione etica, sulla quale Positivismo e Idealismo si trovano d’accordo; solo che questo secondo punto di veduta generale sul Mondo la pretende ordinata ed imposta da un Potere trascendente per fini prestabiliti, laddove il primo la ritiene immanente nei fatti stessi di Natura e la dice sorta dall’esperienza del passato e dalle sempre mutate condizioni ed esigenze dell’Evoluzione umana, che, essendosi resa sempre meno mutabile nei caratteri organici o somatici, persegue specialmente progressiva nei caratteri psichici, nella intelligenza. E non è vero che l’ultima grande Guerra abbia capovolta la "tavola dei valori sociali": l’ha semplicemente scossa, turbata, violentata nei rapporti internazionali ed interetnici; entro ai confini di ciascun popolo, di ciascuna nazione, tutta la sfera degli affetti e dei sentimenti si è rinvigorita, guadagnando in intensità quello che ha perduto (per ora) in estensione.
      Noi, almeno nei Paesi Latini, non vediamo come possa avvenire quel mutamento cotanto radicale nelle idee e nei sentimenti dell’universale, che gli eutanatisti si augurano allo scopo di rendere accettabile la loro prospettiva di sopprimere i deboli ed infermi di peso all’Erario. Di tale mutamento, essi dicono, non bisogna spaventarsi; l’Hoche insiste anzi che noi dobbiamo preparare l’opinione pubblica a questa idea "altamente morale", della necessità di alleggerire il corpo sociale di tutti i "morti nello spirito". "Un’Era novella, egli scrive, con una moralità più elevata, cesserà dal mantenere la pretesa di conservare, con così gravi sacrificî, delle esistenze senza valore, dovuta ad un esagerato concetto di umanità o ad una eccessiva valutazione dell’esistenza individuale". In altri termini, per questo alienista Tedesco, dovremmo tornare alla cieca, assoluta, inesorabile "ragione di Stato" circa ai rapporti fra individuo e collettività; ognuno di noi sarà una insignificante cellula dell’organismo sociale, e questo avrà il diritto di sbarazzarsene non appena si accorgerà (o gli parrà di accorgersi) che essa gli è divenuta inutile, gravosa, ed anche solo potenzialmente dannosa.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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