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      Sono essi che veramente costituiscono la frazione asociale ed antisociale fra gli alienati, e hanno bisogno di una più costosa assistenza e custodia; ma per fortuna e contrariamente all’opinione volgare rappresentano una minoranza nella popolazione manicomiale: per di più, in causa della loro stessa incessante agitazione ed imprevidenza, presentano una forte mortalità, di guisa che non gravano a lungo sul pubblico Erario o sul bilancio della loro famiglia. Tutti gli altri cronici, pur avendo perdute o sommamente affievolite le superiori facoltà dell’intelletto, non sono nè dannosi nè ripugnanti; e salvo le non infrequenti crisi cui andranno soggetti, possono vivere, e infatti vivono a lungo, in un più o meno soddisfacente stato di tranquillità, con limitati bisogni di mantenimento e di vigilanza. Sulla massa di questi "dementi tranquilli", sebbene inguaribili, l’odierna Tecnica manicomiale sceglie i "malati lavoratori", che destina ai servizî generali dell’Istituto, alle officine, alle Colonie agricole, utilizzandone con loro grande vantaggio igienico e curativo le residue energie fisiche e psichiche.
      Senza dubbio, una volta, quando si entrava in uno di quei vecchi Manicomii dove imperavano concetti rigidi di pura custodia semicarceraria, dove erano ancora in auge i grossolani mezzi di coercizione, e dove gli infermieri si comportavano con asprezza e anche peggio verso i poveri pazzi, pareva di avere sorpassate le soglie di una bolgia Dantesca; tutti i sensi, la vista, l’udito, l’olfatto, ne erano offesi.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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