I più perfetti fra gli Istituti Manicomiali vengono in tal modo a costituire dei veri piccoli consorzî umani, ai quali non mancano tutti i più fondamentali elementi della convivenza civile; e il cui programma organico è di giungere a bastare a sè stessi.
Questa fortunata e non tanto rara condizione di cose vale a dimostrare che anche la qualifica di "parassiti e inutili" scagliata contro i pazzi cronici va intesa in senso abbastanza limitato; inoltre, siccome l’ordinamento tecnico dei Manicomii dipende esclusivamente dal nostro modo di concepire ed attuare la Pubblica Assistenza, dai programmi che ci prefiggiamo o sappiamo prefiggerci, dai mezzi che il Corpo sociale rappresentato dagli Enti amministrativi pone a disposizione dei responsabili (nel caso nostro, dei medici competenti), chiaro è che non si può pensare a sopprimere indistintamente tutti quegli individui umani, la cui "inutilità" risulta fino ad un certo punto l’effetto, o della nostra avarizia ed indifferenza, o della incapacità nostra di saper provvedere alla loro salute fisica e morale togliendoli dall’inerzia della psicosi e utilizzandone le risorse tuttora disponibili. Si son visti dei pazzi rimanere per molto tempo, per lunghi anni, immersi nello stupore, muti, irrigiditi, misantropi, pressochè irriducibili alla vita in comune, ovverossia irrequieti, ostili, aggressivi, e quindi considerati ormai del tutto insocievoli, mutare d’un tratto quel loro contegno, riacquistare ordine attività e calma nella condotta, così da poter essere inviati, con le opportune cautele, al lavoro.
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