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      Se ne deduce che in massima l’opinione sarebbe contraria alla uccisione degli ammalati incapaci di dare il loro consenso; nè la annuenza dei parenti soddisferebbe neppure, potendo sorgere il dubbio di motivi interessati, e non di sola pietà. Nei giudizi che può formulare al riguardo l’opinione comune, questa subirà l’influenza di un elemento perturbatore, cioè dei sentimenti dominanti: nei giudizi favorevoli, il sentimento umanissimo, naturalissimo della commiserazione verso chi soffre in maniera desolante e disperata; negli sfavorevoli, il timore di scopi egoistici altrui, di inganni, di captazioni sulla vittima. E ciò vale a complicare all’estremo la situazione psicologica e giuridica, sia individuale, sia collettiva.
      Perciò, più delle mutabili e incerte condizioni della pubblica coscienza etico-giuridica, parmi che stiano principalmente contro la tesi dell’eutanasia in astratto le poco soddisfacenti condizioni della Scienza biologica e medica. Il Diritto deve bensì essere il prodotto della vita sociale nella sua realtà, e seguire i progressi della conoscenza, ma sopratutto deve andar d’accordo coi sentimenti morali, con gli interessi, con le aspirazioni, con gli usi e costumi della generalità in ciascuna epoca storica; donde la sua lenta, ma continua evoluzione. Ma vi sono principî quasi assoluti di Etica, sui quali si fonda la convivenza civile, e che in ogni possibile modificazione del Diritto debbono essere ormai obbediti; e uno, anzi il più fondamentale, è il rispetto alla vita, di cui soltanto l’interesse supremo della collettività può chiedere l’estremo sagrificio all’individuo.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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