Noi vediamo che l’imminenza della Morte cambia abbastanza spesso le abitudini di pensiero. Alcuni che furono durante tutta la vita dei "liberi pensatori", all’ultimo momento hanno "paura dell’Al di là" e soprattutto "dell’Inferno" ("chi sa mai? non potrebbe anche esserci una punizione ultraterrena", ecc.); essi domandano il prete. Ciò colpì molto la immaginazione dei filosofi e teologi dei secoli scorsi; allora si disputava se fosse possibile morire serenamente in pace quando non si era in pace con Dio, anzi con la sua Chiesa. Nella sua celebre Storia del Materialismo (traduzione fr., I, p. 375) il Lange ricorda che nel Secolo XVIII, quando imperavano in Francia le idee degli Enciclopedisti e di Voltaire, c’era la preoccupazione se i "miscredenti" potessero avere la tranquillità di animo davanti alla morte. Quest’era il problema allora assillante della "eutanasia degli atei", nel senso però di morte gaia; e un certo Deslandes gli aveva data grande attualità con un suo libro apparso verso il 1710, tradotto anche in Germania, nel quale si leggeva un elenco di grandi uomini morti celiando. Per il paradossale Otto Weininger, che ricorda di scorcio il fatto (Sesso e Carattere, trad. it., p. 133), non c’è soltanto in questo fatterello della "curiosità storica", ma vi si trova invece prospettato quello che egli chiama "desiderio dell’immortalità" e che non si manifesterebbe alla morte solo come un volgare timore del Mistero dell’Inferno, ma come un inconscio sentimento del Mistero dell’Oltretomba.
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