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      Quanto alle donne, la salpingectomia, come atto operativo, e già molto usata dai ginecologi, non implica un eguale danno; tanto è vero che in Oriente essa è da lunghi secoli praticata sulle danzatrici e prostitute sacre con una tecnica abbastanza primitiva. Ad ogni modo è probabile che alla sterilizzazione cruenta sarà d’ora innanzi preferita quella incruenta coi raggi X o col iodio (Loeb e Zöppritz), se i risultati ne saranno meglio studiati e definitivamente confermati.
      Certo, l’estinzione della discendenza dei degenerati mediante la sterilizzazione è una pena infinitamente meno ripulsiva della morte o della segregazione perpetua, poichè (come notava Federico Houssay al Congresso Eugenistico del 1912), in luogo di essere una soppressione della vita naturale o sociale, è soltanto una riduzione morfologica e fisiologica che si può effettuare e sostenere senza dolore. Pertanto appare legittimo estenderla anche a casi non così gravi, come son quelli che implicano la condanna capitale o l’ergastolo, a casi cioè meno minacciosi per la compagine sociale. Ma come farla accettare da coloro cui toccherebbe di subirla? O con la persuasione o con la forza: ora se il primo metodo potrà trovare consenzienti solo alcuni rarissimi individui più desiderosi della libertà loro accordata in compenso, o magari attaccati all’interesse di famiglia che sarebbe salvato togliendo la possibilità di altra prole, il secondo costituirebbe una pena mutilatrice da eseguirsi con un apparato di violenza poco accordabile coi nostri sentimenti morali.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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