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      Un parallelo addirittura assurdo è stato fatto da qualcuno sui diritti della collettività. Se questa (si è detto da Hoche) ha sempre interessi superiori a quelli dell’individuo nei riguardi economici, così che si può d’un tratto far piombare classi intere della popolazione dalla agiatezza alla miseria, dalle comodità di esistenza alle più dure privazioni, dalla buona nutrizione alla fame e quindi anche alla morte, come è accaduto nei grandi rivolgimenti politico-sociali a contenuto economico (c’è forse qui un’allusione alle vicende bolsceviche, tanto poco elogiabili, della Russia?), perchè non potrebbe essere lecito alla collettività stessa di imporre senz’intermezzo ad altre categorie di persone un più rapido e perciò men penoso sagrificio della vita?
      Questo ravvicinamento è capzioso: nel primo caso la collettività non mira affatto e in modo diretto, diciamo pur consapevole, alla scomparsa di quelle classi o categorie di persone: il fenomeno eliminatorio avverrà così lentamente e lasciando tante possibilità di scampo, da non costituire nulla più di un effetto della perenne e naturale lotta per l’esistenza. D’altra parte, la miseria affamatrice può essere lenita in vari modi che ne attenuino il potere distruttore: o mediante un adattamento individuale alle privazioni, o mediante ulteriori provvedimenti atti a scongiurare l’esito fatale. Resta sempre il rimedio della emigrazione dalle regioni impoverite, e c’è sempre la risorsa di una rivolta dei miserabili contro la collettività rapace.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





Hoche Russia