Cominci la collettività a fare la bonifica di sè stessa tanto sotto il punto di vista fisico, quanto sotto quello morale; e si raggiungerà lo scopo della Eugenica senza sacrifici o lesioni parziali di vite ormai formate, e comunque nate, anche se con tare svalutative.
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Non demoralizziamoci!
Ho tenuto per ultime alcune considerazioni d’ordine morale su quelle varietà di Eutanasia, dalle quali ho cominciato: la morte prematura concessa o legalmente sanzionata ai sofferenti, agli agonizzanti, ai decrepiti, a tutti coloro che, immersi nel dolore o nella miseria fisiologica, la nostra simpatia circonda di un sentimento di pietà, al quale essi medesimi fanno talvolta appello per finire una vita di angoscie, di pene, di impotenze.
Senza dubbio, l’uccisione pietosa sarebbe un derivato apparentemente logico e naturale della massima dell’"Aiutatevi". In fondo, direbbe un eutanatista conseguente sino all’estremo, non sarebbe umano e perciò morale, che io prestassi l’opera mia a chi, disperato da infinito dolore, mi domandasse di essere aiutato a liberarsene? Il Régnault ha designato questa forma di soccorso materiale come "carità suprema"; ma noi abbiamo già veduto, che per far superare quel momento o periodo di disperazione il soccorso può e deve, almeno in principio, essere prestato in forma puramente morale: - confortare il paziente, consolarlo con dimostrazioni di calda simpatia, suggerirgli forza d’animo; - solo quando questi mezzi morali si dimostrassero affatto insufficienti, perchè il dolore di certi mali non si vince purtroppo con nessuna psicoterapia, si potrà ricorrere alla diminuzione o soppressione artificiale della sensibilità. Nè la Morale, nè la Fede possono condannare questo uso, anche spinto agli estremi limiti, dei farmaci sedativi e narcotici: l’averli scoperti non è fra le minori conquiste della intelligenza umana.
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