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Non è inopportuno, poichè ho già citato un’opera del Maeterlinck in cui domina il pensiero dell’Oltre la Morte, concludere con uno spunto filosofico.
Ogni pensatore o studioso positivista ammette senza contestazione, sulla triplice base dei dati biologici, psicologici e sociologici, che sarebbe cosa utile e bella per l’Umanità che o la Morte ci raggiungesse silenziosa ed indolora, improvvisa ed incosciente, o che ciascuno di noi vi andasse incontro con animo sereno e preparato, colla rassegnazione all’Inesorabile, come vi andarono in tutti i tempi i martiri dell’Idea, gli eroi del Patriottismo, le vittime delle Religioni e delle Tirannidi. Sì: la calma considerazione della Morte è una nobilitazione dell’anima umana; gli Antichi ce ne lasciarono esempi memorabili. Il suicidio cresce nella Società moderna, non già perchè si consideri la Morte con occhio più sereno, ma perchè non ci riesce più di sopportare il Dolore; il che mostra una sensibilità esagerata, un sentimentalismo a base egoistica. Educhiamoci al rispetto della Natura, cominciando dal riconoscere questo fatto universale: che ogni creatura è una porzioncella dell’Essere, e che chi riceve vita od ha vissuto deve ritornare al Tutto da cui deriva. La filosofia stoica non aveva il terrore della morte: "Obbedisci, così lasciava scritto Marco Aurelio, alla Natura; essa ha creato il vincolo, dessa lo romperà. Il vincolo sta per rompersi? Ebbene: sii calmo, prendi congedo come quando si lasciano gli amici, ma senza lacerazione del tuo cuore, senza aver bisogno che ti si solleciti a morire".
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