Diciamo invece che i medici sono fra gli intellettuali la classe più propensa alle indulgenze verso i difetti, gli errori e i pregiudizi, perciò la più rispettosa degli altrui diritti sentimentali. Ben più di qualsiasi idealista fanatico, noi sappiamo riverire la Morte poichè le stiamo dinanzi quasi ad ogni momento, e scorgendovi la fatalità dell’umano destino, presentiamo pure il gelo terribile delle sue tenebre sempiterne. Ecco perchè dobbiamo assolutamente rifiutarci a spingervi i nostri simili, siano pur grandi le loro sofferenze, sia pure imminente nell’agonia il loro irrevocabile passaggio, sia pure miserabile e ignobile, indecorosa od inutile, la loro esistenza.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
La letteratura dell’argomento non è troppo copiosa; qui io indico però le opere o gli articoli, che ho potuto direttamente conoscere o che mi hanno servito a qualche cosa nella redazione del lavoro; questo non ha alcuna pretesa ad essere completo e men che mai esauriente, ma ha il solo e semplice scopo di mettere a giorno la complessa questione dell’Eutanasia e di farla riprendere in esame da chi vorrà considerarla come un possibile evento della Civiltà futura.
BUONAFEDE APPIANO, Istoria critica e filosofica del Suicidio ragionato, Ediz. 2a Veneta, in Venezia, Appresso P. Pasquali, 1788 (Il Buonafede, poligrafo eminente, scriveva sotto lo pseudonimo arcadico di "Agatopisto Cromaziano").
TOLLEMACHE LIONNEL, La guarigione degli incurabili, "Fortnightly Review", febbraio 1873.
E. REGÀLIA, Sulla teleologia e gli scopi del Dolore, "Rivista di Filosofia scientifica", dir. da E. Morselli, Torino-Milano, Vol.
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