Se, bella essendo e corteggiata, sarai costretta per genio o per dovere a chi il cuore negare, a chi la mano, di superba o di fiera t'acquisterai rinomanza. Se natura avesti matrigna e di bellezza manchi e d'attrattive, per ciò solo d'imperdonabile delitto sei già rea, e la grazia sarà per te affettazione, la dignità pretesa, smodato sfarzo la decenza, ogni virtú ti scemerà di pregio, ed ogni neo salirà fino a deformità mostruosa.
Laonde, a premunire dalla ingiusta e dolorosa pressione di sí sventati e crudeli giudizii, la donna, che per la natía timidezza dell'animo già li soffre e li teme (e per la sua debolezza è ben già di soverchio esposta agli oltraggi) ben lunge dal curvarle vieppiú la testa sotto il giogo ingeneroso, che il filosofo ginevrino si affatica a premerle sul collo, io le fo coraggio e le ripeto:
«Anima che per biasmo si dibassaE per lode s'innalza è debil canna
Cui muove a scherzo il venticel che passa.»
Epperò informata alle imprescrittibili leggi della morale, non d'altri schiava che del principio che a guida togliesti del tuo operare, coll'occhio fiso al nobile fine che programma facesti della tua vita, l'occhio e l'orecchio chiudi alle migliaia che tutti importisi vorrebbero a legislatori e tiranni, e fa
«Come il Villan che posto in mezzoAl rumor delle stridule cicale
Senza curare il rauco strido loroSegue tranquillamente il suo lavoro.»
2. La donna e la religione
Dilicatissimo e difficoltoso argomento è questo che imprendo a trattare, e tanto piú oggidí in cui, questioni vitali si agitano nel paese in cui io scrivo, questioni di vita e di morte per tutta una casta che il proprio parziale carattere ne ritrae, questione interessantissima ad ogni regione del globo, ad ogni popolo, ad ogni intelletto che si travagli nelle filosofiche disquisizioni, ad ogni cuore che palpiti nella incertezza degli umani destini oltre la tomba.
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Villan
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