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      Come procedere senza sollevare obiezioni, senza sconcertare credenze, senza urtare suscettibilità, senza sconcertare interessi? Come non cozzare qui colla sistematica negazione, là colla gratuita asserzione, a diritta colle astrazioni di Fourier, di Leroux, a manca con De l'Orgue e De Maîstre, davanti con Reynaud, dietro con tutta la miriade degli ascetici? E davvero assai peritosa e timida stommi del come mi condurrò, del punto da cui partirò nel vastissimo terreno che mi si apre a discorrere, della scelta che far convienmi fra le idee che copiose invadono la mente, dell'arte con cui eviterò l'urto dei triboli e la puntura delle spine in una strada che tutta l'umanità percorre, eppure, piú fu battuta, e meno si fa praticabile a chi non voglia sollevarsi di fronte una guerra di scandali e di pregiudizii che piú lacera il cuore, che non guerra di spade.
      Non si tratta per me di persuadere ad altrui le convinzioni mie: non intendendo fare né polemiche né controversie. Io parlo alla donna d'ogni paese, ma specialmente italiana, e parlo alla sua indipendente ragione, al suo libero intelletto, per cui, a partire da basi concordi ed a meglio comprenderci, dal fatto partiremo e dallo assioma.
      La religione, metafisicamente considerata, è il sentimento innato della divinità. Essa fu siccome tale sentita da tutti i popoli e da tutti i tempi; e che ciò sia stato, lo provano gli innumerevoli monumenti e le tradizioni che la primigenia umanità legava alle posteriori generazioni; le quali poi a loro volta, anziché sperdere quelle tradizioni e quei monumenti della fede dei padri loro, come fatto avrebbero quando non ne avessero ampiamente accolto il legato, altri ne aggiunsero, ed ogni generazione accrebbe cosí alle vegnenti il patrimonio delle credenze.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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