Queste dottrine vellicanti le passioni, e cosí ben maritate agli interessi, non potevano che condurre di ragione il mondo ad una general corruzione di cuore e depravazione di mente, di cui la storia ci ripete il racconto dalla caduta della Romana Repubblica in poi.
Era ben logico e voluto dalla natura delle cose che là come dovunque, il riparo ormeggiasse dappresso il male; e sorsero in allora le dottrine a cui accennavamo; dottrine che lottavano colle passioni corpo a corpo, e disputavano palmo a palmo il terreno agli interessi, isolando l'uomo dal contagioso contatto dei suoi simili, livellando le caste, staccando dalle perniciose ricchezze mezzi di feroce dispotismo, e sforzandosi di spiritualizzare l'uomo degradato per corruzione fino ai bruti tutta la sua vita concentrando nell'espiazione di un male divenuto ormai sí radicale ed universo, che impotente affatto era contro di lui l'opera dello individuo. Nulla di meglio infatti resta a farsi al sano, frammezzo alli appestati, che trarsi in disparte fin quando la scienza non ha ancor provvisto ai malati.
Quelle dottrine ci vennero dall'Oriente e più precisamente dalle Indie, e dal loro istitutore si chiamarono Buddismo.
Nell'epoca in cui le leggi e le istituzioni dei Bramini erano in maggior forza, e s'erano diffuse in tutto il paese senza eccezione, sorse dalla casta dei guerrieri, e dalla famiglia dei Sackija, Gautama, detto poi Budda (lo suscitato), figlio di re. Nacque egli nel 628 avanti Cristo. Si uní, secondo il costume del paese, a tre mogli; ma a 29 anni abbandonò padre, mogli ed un figlio, non che ogni diritto di successione al trono, e si ritirò nel deserto per darsi tutto a penitenza alla guisa dei Bramini.
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