Le sole gioie pure e non miste, che sia dato all'uomo di goder sulla terra sono, mercè quell'angiolo, le gioie della famiglia. Chi non ha potuto, per fatalità di circostanze, vivere sotto l'ali dell'angiolo la vita serena della famiglia, ha un'ombra di mestizia stesa sull'anima, un vuoto che nulla riempie nel cuore; ed io, che scrivo per voi queste pagine, io lo so. Benedite Iddio, che creava quell'angiolo, o voi, che avete le gioie e le consolazioni della famiglia! Non lo tenete in poco conto perché vi sembri di poter trovare altrove gioie piú fervide, e consolazioni piú rapide ai vostri dolori. La famiglia ha in sé un elemento di bene raro a trovarsi altrove, la durata. Gli affetti in essa si estendono intorno lenti, innavvertiti, ma tenaci e durevoli siccome l'ellera intorno alla pianta; vi seguono d'ora in ora, si immedesimano taciti colla vostra vita. Voi spesso non li discernete, perché fanno parte di voi, ma quando li perdete, sentite come un non so che di intimo, di necessario al vivere vi mancasse. Voi errate irrequieti e a disagio: potete ancora procacciarvi brevi gioie e conforti, non il conforto supremo, la calma, la calma dell'onda del lago, la calma del sonno della fiducia, che il bambino dorme sul seno materno.
«L'angiolo della famiglia è la donna madre, sposa, sorella! La donna è la carezza della vita, la soavità dell'affetto diffusa sulle sue fatiche, un riflesso sull'individuo della provvidenza amorevole che veglia sull'umanità. Sono in essa tesori di dolcezza consolatrice, che bastano ad ammorzare qualunque dolore.
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Iddio
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