5. La donna e la scienza
«Le donne antiche hanno mirabil coseFatte nell'arme e nelle sacre muse,
E di lor opre belle e glorïoseGran lume in tutto il mondo si diffuse.»
«Ben mi par di veder ch'al secol nostroTanta virtù fra belle donne emerga
Che può dar opra a carta e ad inchiostroPerché ne' futuri anni si disperga»
Ariosto, Canto XX
Ridire tutto che fu detto, pensato e giudicato sulla creduta innettitudine dello spirito femminile alle produzioni dell'intelligenza, non è cosa che in due parole possa farsi. L'uomo, per fini che non è difficile troppo immaginare, tentò sempre persuaderselo, e colla forza e coll'autorità, colla potenza d'una opinione ingiusta, che egli diffuse in ogni modo, tentò persuaderlo alla donna altresí, la quale, a sua volta, siccome avviene che allo scoraggio ed al sentimento della propria nichilità tenga dietro una profonda ed assoluta atonia, principò a persuaderselo ella stessa, e cadde cosí nella più funesta sventura che incogliere possa essere morale, nella completa incoscienza di sé, delle proprie facoltà, delle proprie forze...
... Né mi si dica che la baldanza del genio giunger deve a domare le difficoltà, a superare ogni barriera. Ciò è vero per alcuni, ma non lo può esser per molti, ché alla lotta non tutte le nature sortono inchinevoli, anche fra i parecchi che aver possono svegliata intelligenza; che se a cotal legge subordinar volessimo tutto il viril sesso (e lo fosse stato fin qui), l'umanità non avrebbe discorso pur la metà del suo intellettuale cammino, ché mancato avrebbe a tutte le intelligenze, che potentemente l'aiutarono, dottrina ed ispirazione.
| |
Canto XX
|