L'istruzione ed il lavoro, ecco le sole forze che possono e debbono risollevare la donna ed emanciparla. Finché la società non l'avrà fatto, nessun argine resisterà al torrente della corruzione, niuna diga si opporrà al degradamento morale e materiale della specie.
Né la legislazione potrà dirsi filosofica e razionale finché di tutti i componenti la società umana non avrà tenuto conto, e non tutti avrà veracemente tutelato; né le istituzioni potranno dirsi libere fino a che un elemento cosí numeroso qual è il femminile, dovrà tutte subirle, senza contribuire alla formazione loro; né la civilizzazione potrà dirsi, non che compiuta, neppure iniziata, finché tanto resta nella società, che civile si chiama, d'ignoranza procurata, di forzata servitú e di insultante ostracismo sopra umane creature: né un secolo potrà dirsi illuminato se non riconosce il diritto dell'intelligenza ovunque si trova.
Istruite la donna! Se la natura non l'ha fatta pel sapere, ella non risponderà all'appello della scienza; ma s'ella vi risponde, allora è nell'ordine di natura e di provvidenza ch'ella concorra al sociale edificio.
Ella ha diritto al piú pronto sviluppo delle sue facoltà; vi ha diritto morale e giuridico.
Lo Stato paga delle università per gli uomini, delle scuole politecniche per gli uomini, dei conservatorii d'arti e mestieri per gli uomini, degli istituti d'agricoltura per gli uomini. E per la donna? Potrà egli seriamente dirsi che lo Stato si occupi di lei? Le scuole primarie! Ecco tutto.
Eppure lo Stato le impone delle leggi, la punisce nelle contravvenzioni, ha per lei dei tribunali, delle prigioni, e per la sua proprietà delle imposte.
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