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      Fin qui Fourier, ed io, donna, a nome di tutto il mio sesso me gli protesto ben riconoscente, che la penna eloquente abbia impiegata per una causa, che interessar deve ogni spirito equo e generoso.
      Se non che, rivolgendomi di bel nuovo alla donna, le ricorderň, che se č dovere dell'uomo l'essere giusto; se sostituire dovunque il diritto alla forza č compito della filosofia; se l'uguagliare tutti gli individui dello Stato davanti alla legge, č opera doverosa della legislazione; č perň dovere, diritto, interesse supremo e vitale della donna, che la iniziativa di queste riforme venga da lei stessa.
      La storia ve lo ripete ad ogni pagina, ad ogni riga. I diritti e le libertŕ ottenute in dono sono illusorie; esse cosí sciolgono dalla servitú materiale, per travolgere sotto una schiavitú morale colui, che fu abbastanza codardo da non conquistarsela colla propria virtú.
      Il dono addormenta la coscienza del dovere e del diritto in luogo di svegliarla; ci adusa a lasciarci tutelare; ci sninnola in grembo ad un illusorio ottimismo, e cosí, coll'atonia dello spirito, ci riconduce pian piano alle catene...
     
      ... Finirň col rivolgere a tutte le donne che trattano la penna, quelle severe parole di Fourier, amico generoso del sesso femminile, e verso il quale ogni donna, che ha un cuore, tiene un debito di gratitudine. Rimproverando egli loro con amarezza, di occuparsi cosí poco dei loro stessi interessi, egli scrive:
      «La loro indolenza in questo argomento č una delle cause, che hanno aumentato il dispregio dell'uomo.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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