Epperò i legislatori, privi di luce ferma e costante a dirigersi, dovettero meschinamente ispirarsi ad interessi puri e semplici di luogo e di tempo, imponendo cosí all'opera loro il marchio fatale della caducità.
Infatti veggiamo apparire evidente dalla storia della legislazione questa enorme lacuna ch'ella è la nessuna base del diritto, risultando per lo appunto le istituzioni le voci dei bisogni di un giorno e di un paese, anziché i logici corollarii di un concetto unico e fermo.
Ed invero, in faccia ad una base filosofica del diritto, che cosa avrebbero significato i diritti feudali?
Sopra di che avrebbe potuto giustificarsi la patria e la marital potestà dei Romani, per le quali la repubblica non riconosceva a cittadini che i capi di famiglia, non tutelando neppure la vita e la libertà delli altri membri?
E qual logica analogia troviamo fra la forma repubblicana del governo e la fama autocratica della famiglia romana?
Ed ai nostri tempi (parlo di paesi civilizzati e progressisti) che cosa significa, in faccia al principio filosofico del diritto, l'ostracismo degli ebrei?
Che cosa, le barriere elevate alla libera associazione dalla diversità di credenze?
La diseredazione del figlio che ha lasciato la religione paterna?
La frase comune a molti codici, tolleranza dei culti?
La schiavitù delle razze colorate?
La soppressione dell'intelligenza e dell'attività femminile?
L'individuo, vivendo nella famiglia, e nella società, porta alternativamente in quella le impressioni ricevute in questa, ed in questa i sentimenti e le idee in quella assorbite; ed è però sommamente necessario che l'organizzazione politica armonizzi coll'organizzazione della famiglia, e lo spirito stesso e l'eguale indirizzo all'una ed all'altra simultaneamente s'imprima.
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