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      L'affermazione dei diritti della donna, in principio, è oggi voluta dallo spirito delle masse, e questo principio si è già incarnato nei costumi di tutti i popoli civili. Se l'uomo rappresenta la famiglia negli affari, la donna la rappresenta nella società. Del resto, non un marito che prenda oggi sul serio il dominio legale sulla persona della moglie, non un figlio che disconosca il diritto materno e non rispetti il voler della madre, laonde nulla piú avrebbe a fare la legge, che apporre al fatto la sua sanzione. E tanto piú dovrebbe ciò fare, in quanto che nessun suo paragrafo, per quanto energicamente concepito, potrà mai distruggere questo fatto, ché dovrebbe prima distruggere la ragione, il sangue, gli affetti e l'ordine della natura.
      Ma v'ha di piú; siccome la legge, nel porre i destini della famiglia nelle mani dell'uomo e nel confidarla alla sua capacità, non gli diede e non gli poté dar sempre questa capacità, ne segue, che non di rado la famiglia è nelle mani della donna che l'amministra e la dirige di fatto non solo, ma altresí di diritto, dovendo bene l'idoneo supplire l'inetto ed il veggente guidare il cieco. Ed allora la legge deve impotente presenziare la propria abolizione e chinarsi alla necessità.
      Il diritto parziale si pone egli stesso in tale stato d'infermità e d'impotenza, ogni qualvolta nega i principii del diritto naturale, che non è il diritto d'un luogo, d'un popolo e d'un tempo, ma il diritto di tutti i luoghi, di tutti i popoli, di tutti i tempi, e questa insufficienza della legge potentemente si appalesa nella sua eterna lotta coi costumi.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272