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      È così elastico questo problema che non si saprebbe posarne lucidamente gli estremi.
      Ciò che avremmo voluto dal signor ministro si è che, in luogo di escludere la donna da un pubblico ufficio per escluderla,(7) ci avesse addimostrato e provato sopra documenti, che cosa v'è d'incompatibile fra la donna ed un pubblico ufficio. Quando la società impiega le braccia della donna nelle fatiche e nelle industrie se ben gli torna, senza sollecitarsi che il suo muscolo non sia di prima forza, non vedo ragione per cui non possa impiegar la sua testa, che non è tanto scarica quanto si pretende.
      Volgi e rivolgi questo sillogismo, non potrà il signor ministro venirne, in ultima tappa, che a questa conclusione, che l'uso non l'ha ancor ricevuto; ed allora gli farò risponder da Viennet:
      «L'usage est un vieux sot qui gouverne le monde.»
      Il secondo titolo d'esclusione sono le cure domestiche.(8) È decisamente una disgrazia del virile criterio di non saper togliersi dal vago, dall'incerto, dal nebuloso, dall'astratto, per cercare le norme del proceder civile nel vero, nel determinato, nel pratico e nel concreto. Si direbbe che il filosofo debba al par del poeta schifare certe realtà, nelle quali si affogherebbero gli slanci fantastici.
      Che cosa sono le cure domestiche?
      Sono i materiali e quotidiani provvedimenti di materiali e quotidiani bisogni.
      E i materiali e quotidiani bisogni dell'uomo che cosa sono? Le vesti e gli alimenti. Ora analizziamo il valore.
      Tutti gli uomini riparano il corpo e lo alimentano, ma non tutti allo stesso modo.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





Viennet