Epperò si videro uomini che avevano personificato in Italia gli avvenimenti del 1848, ed avevano associato al loro nome i movimenti clandestini e le lotte segrete contro le spossessate signorie, mutarsi d'un tratto in conservatori e chiamare scapigliati ed utopisti coloro che non vedevano beata l'Italia della loro privata beatitudine.
Ma il partito democratico radicale portava scritto nelle pieghe della sua bandiera, con tutte le libertà, quella ancora della donna e non l'ha mai abiurata. Nel 1864 il deputato Salvatore Morelli pubblicava un suo volume La donna e la scienza. Nella edizione di quell'anno la questione della emancipazione non vi era direttamente affrontata, ma trapelava implicita da ogni pagina, da ogni periodo. Le splendide intuizioni copiosamente sparse in quel libro preparavano alla tesi il terreno e lo marcavano, ma la tesi non era ancora formulata.
Intanto agitavasi in grembo alla commissione parlamentare la riforma del Codice Civile. Come riforma ufficiale e che per sovrappiú era imposta da una ragione di ordine amministrativo e non da un sentito e confessato bisogno di progredire verso il meglio, doveva riformare pochissimo, e gli sforzi dello scarso elemento liberale dovettero piegare sotto al controllo di un corpo eminentemente conservatore quale il Senato e davanti alla reazione tenace dell'elemento napolitano capitanato dal Pisanelli...
... Due pubblicazioni di circostanza venivano in luce intanto che si discuteva dalla commissione parlamentare, e recavano dal di fuori due diverse opinioni che seguivano con ansia i lavori di essa.
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