È d'uopo che ogni ente abbia una sfera d'azione ed attinga dalla sua propria attività le ragioni ed i mezzi della sua esistenza. Da un secolo gli elementi sociali si dibattono contro i residui dell'antico ordinamento per coordinare tutto l'ordine pratico attorno a questo principio. Come non applicarlo alla massa femminile, tutta piú o meno avviluppata nell'antico parassitismo e nell'antica servitú? Non potendo quindi come istituzione perdurare se informato da un principio che ha cessato di disciplinare l'ordine pratico, è ovvio che la tesi della emancipazione della donna deve svolgere tutte le sue fasi e giungere a soluzione, non potendosi staccare da tutte le altre questioni che preoccupano nel nostro secolo il corpo sociale, delle quali tutte non ve n'ha una, nella quale la questione della donna non si affacci sotto uno dei suoi molteplici aspetti.
Nell'organamento domestico la donna rappresenta il parassitismo e la servitú. L'autorità materna è la virtualità senz'atto. La condizione della sposa è la servitú sotto l'insegna dell'eguaglianza. Davanti al diritto di proprietà è minore; l'anormalità è per lei normalità. Fuori della famiglia ella ha una esistenza fortuita, miserabile o indecorosa nella gran maggiorità dei casi. La questione del proletariato contempla una parte degli uomini e la massa delle donne. La questione della produzione è per l'uomo una questione tecnica, scientifica, economica. Si tratta per l'uomo di produrre il piú possibile col minor dispendio di tempo, d'opera e d'istrumenti.
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