- So di un diritto basato sul criterio del censo. So di quello basato sul criterio della capacità. So di un suffragio universale plebiscitario che sorvola ai criteri speciali - ma non ho mai saputo di un diritto elettorale che possa basarsi sull'adempito servizio militare. So anzi essere sul terreno pratico una spinosa questione l'accordare il voto al soldato versando egli pure, per la ferrea disciplina che lo costringe, in condizioni tali che il suo voto non potrebbe, nella gran maggioranza dei casi, che palleggiarsi fra la dipendenza e la prepotenza.
Che se potesse accettarsi una cosí assurda base di diritti, quanti oggi elettori non lo sarebbero piú? Le stature mancanti, i malati, i deformi, tutti coloro che per casi varii non prestano il servizio militare.
Insomma il voto elettorale diverrebbe il privilegio dell'esercito. Filosofia e democrazia nascondetevi!
Gl'incunaboli del diritto feudale trasformati nella ultima conclusione del Comizio del suffragio universale!
Il signor Colajanni teme che l'Italia prenda delle inconsulte iniziative. Il voto dato alle donne è per lui un salto nel buio.
Eccomi dunque a rischiarare il buio. Nel Massacciussets, nel Tenessee, nell'Utah le donne votano. Nel Wyoming esse votano, sono giudici di pace e giurate, e tutto ciò da ben 14 anni.
Che ne venne? Ne venne la epurazione nel personale legislativo, un sensibile miglioramento nelle leggi, maggior ordine e moralità nelle elezioni. Ecco gli effetti del salto nel buio.
La «Voce della Verità» mi ha fatto dire che «se il sesso forte non accetterà la emancipazione della donna si condannerà al ridicolo ed alla impotenza» e più giù mi mette in bocca le parole, Repubblica, e idee repubblicane.
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