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      - Ora il mio argomento era ben circoscritto e definito e mi vi sono rigorosamente contenuta.
      Il mio ordine del giorno chiedeva al Comitato un'affermazione del diritto della donna al voto. Io non pronunciai le parole: sesso forte, emancipazione, Repubblica. Le divagazioni, la rettorica, li aggettivi senza concetto, le amplificazioni inopportune non sono mio stile - e tanto più me ne guardo in quanto che la mia tesi ha stretto bisogno di essere denudata dalle frondosità, dalle declamazioni e dalle esuberanze delle quali inabili amici e poco leali avversarii l'hanno ingombrata dandole parvenze strane e inaccettabili.
      All'ordine del giorno Mario che sorvolava alla affermazione temendo di cadere in un pleonasmo quasiché il diritto della donna avesse avuto a quest'ora tante proclamazioni da esserne il mondo intontito, io opposi che ben 70 Comizi avevano affermato in Italia il suffragio universale, che da ben due anni i fogli della democrazia e le sue adunanze ne rigurgitavano, che pur tuttavia non si credeva aver fatto abbastanza - si pensava ad affermarlo solennemente in faccia al popolo ed a mantener viva l'agitazione fino a che l'affermazione del principio fosse trasformata nel fatto. Come dunque poteva il Comizio temere di cadere in un pleonasmo affermando formalmente una volta un principio che dichiarava di accettare implicitamente? Temeva esso una deliberazione precipitosa e inconsulta?
      Ma io non cercavo una legge, né il Comizio avrebbe potuto darmela.
      Esso non poteva che fare una proclamazione di principio che fosse patto, parola d'ordine, indirizzo per la democrazia.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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