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      Che la generalità degli uomini si dia di preferenza a funzioni che vogliono la forza, e la generalità delle donne s'impieghi di preferenza in lavori di pazienza e di destrezza, altro non significa se non lo spontaneo apprezzamento della propria forza fisica; apprezzamento che ogni individuo fa per proprio conto e che nessuna legge può regolare.
      Nelle funzioni nelle quali gli uomini si trovano soli, potete impugnare che non lo siano perché le donne ne furono escluse da leggi fatte dagli uomini? Se poi questa esclusione per lunga consuetudine, e analoga predicazione dogmatica, riesce ad acclimare la donna in un certo ambiente d'indifferenza per quelle funzioni e a educare in lei l'incoscienza delle proprie attitudini ad essa, chi, riflettendovi, non si avvede che la natura non è complice in questo fatto se non per la legge notissima della adattabilità?
      La fisiologia sola assegna al maschio ed alla femmina di tutte le specie un compito diverso in faccia alla procreazione - eppoi? nulla, fuorché l'egoismo degli uomini, che citano, ripetono e continuano eternamente sé stessi, può avervi detto il resto.
      «Sia pure», voi affermate di nuovo, «che la donna possa votare con intelligenza e indipendenza, ma a questo ufficio non è chiamata dalla sua esistenza sociale.»
      E qui proseguite dimostrandola fatta ad una parte relativa, che non ha ragion propria, infeudata ed assorbita da interessi non suoi, non avendo scopo in sé stessa e non dovendosi nulla. Traducendo in lingua piana questa vostra teoria, essa verrebbe a dire: sia pure che li usignuoli abbiano ali, ma all'ufficio di volare non sono chiamati, dacché chiusi da noi in gabbia, ci dilettano col loro canto, e rallegrano le nostre uggie.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272