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      E intanto - pensavate - come vivranno? Invano cercheranno lavoro, invano si rivolgeranno alla pietà - costretti a diffidare di tutti, a vigilare gli atti e le parole che possono nuocere ai fratelli rimasti in patria, affamati, laceri, smunti, sospettati ed infelici, rimpiangeranno forse quei ferri che avrebbero diviso con altri eroi, e quel patibolo sul quale avrebbero portato, fra le mortali ritrosie della natura, il divino entusiasmo della grande idea per cui erano martiri. E in quei tormentosi pensieri, martiri voi pure, attingevate una energia ed un odio per la prepotenza, che nessuna moina di principe o d'arciduca poté domare mai.
      Donne italiane! V'è un immenso paese piú infelice ancora che non fosse l'Italia, dove il dispotismo è barbaresco, dove la vita umana non conta, e dove l'eroismo della rivolta è pari alla efferatezza della reazione.
      Là si flagella, si tortura, si uccide senza carità di sesso e di età. Là vecchi cadenti, giovani generosi, fanciulle eroiche portano nella mente il divino ideale di una civiltà umanitaria, e simili ai primi cristiani spregiatori di ogni bene che gioconda la vita abbandonano gli agi, le ricchezze, la pace, il tepido ambiente della famiglia e vivono fuor della legge, spirano sui patiboli, marciscono nelle fortezze, sfilano ammanettati fra i ghiacci della Siberia, sono sepolti vivi nelle miniere.
      Molti riescono a porre il piede in terra libera; ma come cervi inseguiti dai segugi, non possono posare il capo mai. Sospettati dai governi, vessati dalle polizie, calunniati dagli ignoranti e dai furbi, scansati paurosamente dai pusillanimi, odiati dai felici, quei miseri perseguitati, affamati e bisognosi languono in un martirio non meno crudele di quello al quale sono sfuggiti.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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