Tu penserai che l'ignoranza può essere illuminata e che contro gli interessi che opprimono, vi sono gl'interessi che sono oppressi e che si potrebbe bene oppor questi a quelli e suscitare una lotta il cui ultimo atto potrebbe anche essere il trionfo della giustizia.
Tu penserai che questi uomini che ti opprimono, ciascuno secondo il suo punto di vista e la speciale iniziazione ricevuta, sono a loro volta oppressi da altri uomini piú forti e piú scaltri di loro con l'appoggio di pregiudizii analoghi e di istituzioni equivalenti.
Tu troverai d'altronde, che tutte quelle categorie d'uomini che si son potuti levare dalla schiavitú e dalla oppressione, lo hanno fatto appellandosi al diritto naturale, unica legge che tutti riceviamo nascendo e che tutti ci accomuna nei bisogni e perciò nel diritto - nel diritto di vivere, di pensare, di amare - nella sovranità della propria persona, nella scelta del proprio lavoro, nella libertà di tutti e per tutti.
Tu penserai che il lavoro non è né santità, né dovere, come ti si insegnò dallo stupido dogmatismo della scuola, - non è che bisogno e deve contenersi nei limiti del bisogno, - e che la donna condannata ad agitarsi come un meccanismo montato tutta la vita, in un lavoro senza pensiero per sottrarre l'uomo al sentimento delle piú piccole preoccupazioni della vita pratica, è frodata di quattro quinti della esistenza, è l'eunuco della mente reso tale perché piú laute siano le gioie del suo sultano.
Tu capirai, che la famiglia non è né trono, né altare e che quindi non ha necessità né di un re, né di un sacerdote.
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