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      Se ne piangi in seno a tua madre, ella ti risponde piangendo: «Anch'io ho sofferto cosí.»
      Sconfortata tu rivolgi lo sguardo all'ultima tua speranza, a tuo figlio che hai vestito della tua carne, hai nutrito del tuo sangue, hai cresciuto a spese del tuo digiuno, del tuo lavoro, del tuo riposo e che sarà il tuo orgoglio e il tuo sostegno.
      No, infelice, t'inganni ancora. Or che l'hai fatto e cresciuto, il re te lo prende per farne puntello al suo trono e lo assoggetta a fiera disciplina onde assicurarsi della sua ribellione. Chi non ha fatto nulla per tuo figlio può tutto su di lui, tu che hai fatto tutto non ci puoi nulla.
      Se tuo figlio è morto in guerra e il re ha vinto non ti è permesso di piangere, - saresti una cattiva patriota ed una vile femminuccia. - Se il re fu sconfitto e tuo figlio ritorna a casa sano e salvo, tu non devi rallegrartene perché v'è al mondo una cosa che si chiama patria il cui bene è inseparabile da quello del re, alla quale tu devi tutto, anche il sangue dei tuoi figli...
      La patria! Come spiegare a te con parole che tu possa capire e che tocchino a te e ai tuoi interessi, che cosa è questa terribile patria che incorona, strappandoti i figli, l'immane edificio dei tuoi dolori?
      Per il re la patria è il trono, è il potere, è il fasto, è la lista civile, è il diritto di far piegare tutto quello che esiste nel regno ai suoi interessi - per il ricco la patria è la culla d'oro dove nacque, il palazzo dove alloggia senza lavorare, le ricchezze che possiede, le leggi che gli garantiscono le sue proprietà, il diritto di occupare i posti piú alti, - per l'uomo di qualunque classe la patria è il paese nel quale egli può dare il suo voto per eleggere quelli che amministrano e che governano, è la legge che gli garantisce la padronanza della sua propria persona e della sua casa, che lo fa padrone dei tuoi figli e lo garantisce della tua stessa servitú ed assicura nelle sue mani la tua catena.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272