Per te, o donna del popolo, che cosa è la patria? È il gendarme che viene a prendere tuo figlio per farlo soldato - è l'esattore che estorce la tassa del fuocatico dal tuo focolare quasi sempre spento - è la guardia daziaria che ti fruga indosso per assicurarsi che tu non abbi risparmiato qualche soldo sul pane sudato per i tuoi figli - è il lenone e la megera che, protetti dal governo, inseguono la tua figlia per trarla nelle loro reti - è la guardia di questura che la trascina all'ufficio sanitario - è il postribolo patentato che la ingoia - è la prigione - il sifilicomio - il patibolo, - è la legge che dà i tuoi figli in proprietà a tuo marito e che dichiara te stessa schiava e serva di lui. - Delle glorie di questa patria, delle sue gioie, dei suoi beni, dei suoi favori, neppure uno arriva fino a te.
«E patria non conosceAltra che il cielo...»
è il ritornello che adopera allora il prete per asciugare le tue lagrime intanto che mantiene con la paura dell'inferno la tua rassegnazione su questa terra.
Se un caso, frequente pur troppo, fa che la famiglia ti resti sulle braccia, non ti varrà sorgere prima del giorno e ricoricarti a notte tarda, né lo aver il sussidio della macchina da cucito, né l'andar lontano nelle risaie o nei campi a cercar mercede. Lo speculatore sa che tutte le donne sono condannate a farsi concorrenza in pochi lavori e che le operaie debbono per di piú sostenere la concorrenza delle non operaie.
La macchina non ha fatto che aggiungere alle tue fatiche senza aggiungere al tuo salario.
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