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      La condizione delle donne, e non in Italia soltanto, è un fatto isolato nella nostra organizzazione sociale e il disaccordo fra questo fatto e i criterii che informano gli ordinamenti scientifici, politici, giuridici, fra tutto l'insieme della nostra civiltà, va accentuandosi ogni giorno piú fino a divenire, non solo sofistico e irrazionale, ma ben anco violento nella vita pratica.
      Quando la servitù femminile si venne affermando nella società primitiva, la superiorità della forza ed il concetto della legittimità del diritto di forza era, non solo accettato, ma per dippiú invocato...
     
      ... Ove si discorrano con lo sguardo rapido le grandi modificazioni subite dalle condizioni della donna, transitando la civiltà dall'Oriente all'Occidente, dal paganesimo al cristianesimo e dal feudalismo all'ordine presente, v'è di che stupire come abbiasi potuto ripetere da un principio primo e indiscutibile, un fatto che venne sempre modificandosi e tarpando man mano le ali al principio e lottando con esso, e questa lotta spiegarsi piú energica ed efficace quando e dove l'uomo piega a civiltà, più debole e nulla laddove precipita o giace nella barbarie.
      Questo fatto del continuo migliorare delle condizioni della donna prova, meglio che qualsiasi sforzo dialettico, che la cosí detta missione della donna (frase abusata, con la quale s'intende dire che le facoltà generali della natura umana lottano in lei con lo speciale lavoro del quale la natura stessa l'ha incaricata) costituisce un equivoco dal quale è d'uopo uscire, equivoco scientifico e sociale.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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