Nella famiglia, nella città, nello Stato si pretende persuaderci che l'esercizio del nostro diritto sia in collisione con l'altrui o nuoca alla società ed a noi stesse.
Non posso a meno di riscontrare una analogia fra il nostro caso e quello delle nazioni d'Occidente quando volevano strappare ai poteri dispotici l'abdicazione in favore della sovranità popolare e questi respingevano la domanda, dichiarandola incompatibile coi diritti antichissimi della Corona. Ma fare appello all'antichità nelle cose umane è follia, perché la vecchiaia appunto perché tale è condannata a morire, quindi l'abdicazione fu fatta ed oggi popoli e re hanno trovato un nuovo equilibrio.
Lo Stato era, nell'antichità pagana, una aggregazione di famiglie, e la legge d'armonia volendo la concordanza del tutto e delle parti, erigeva la famiglia sul tipo aristocratico e monarchico. Il volere del capo di famiglia era legge e ragione, freno e motore, principio e fine dell'attività famigliare, tal quale, come il volere del capo dello Stato, era legge inappellabile in quella società che non aveva ancora escogitata l'umana personalità.
Lo Stato moderno invece, basato sulla affermazione di questa personalità, è una aggregazione di individui e perché il concetto dello Stato si discosti viemmeglio dal concetto della famiglia, gli si sono levate parecchie attribuzioni che rilevavano da quel concetto per piegarlo sempre piú a quello di semplice amministrazione.
Lo Stato ha quindi declinato a mo' d'esempio, ogni responsabilità sulla confessione religiosa dei cittadini ed i loro voti monastici.
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