La reputa incapace di esercitare la patria potestà vivente il marito e nella famiglia composta nella normale careggiata, ma la incarica dell'esercizio esclusivo della patria potestà nella figliazione naturale, dove questo esercizio è intralciato. Che piú? Vieta la ricerca della paternità per sollevare la madre della responsabilità che il padre deve dividere con lei: l'ammette quando si tratta di privare il figlio e la madre adulterina del concorso del suo corresponsabile al peso comune. Sicché l'uomo, investito di tutte le capacità e di tutti i diritti, non ha doveri se non in quanto ha l'onestà di riconoscersene, dacché marito e padre legittimo li può declinare tutti con l'assenza: padre naturale e seduttore col divieto della ricerca della paternità.
L'antica Roma gridava «guai ai vinti!», oggi si deve ancora ripetere «guai ai deboli!»...
... Se poi aggiungete che, delinquente, la si avviluppa in una veste giuridica lunga e larga quanto quella degli altri cittadini e le si scatena contro l'uggiosa eloquenza del procuratore della legge, accanito a provare la sua capacità come il Codice Civile a decretare la sua incapacità, ed in questa forma impossibile la si pone davanti ad un tribunale composto di esseri diversi da lei e che però non esito a dichiarare incompetenti, avete quasi completato il quadro delle condizioni nelle quali versano le cittadine della libera Italia.
E ho detto, quasi, e non a caso, poiché se rivolgo lo sguardo a quella moltitudine di donne che, vittime di incomparabili sofismi sociali e di oltraggiose ed ingiuste esclusioni, è ridotta a vivere di vizii che non avrebbe e di passioni che non divide, allora poi il cuore si solleva e l'ironia muore sul labbro.
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