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      Voi volete pagar meno, noi vogliamo sapere almeno perché paghiamo tanto.
      Voi volete che ogni cittadino non imbecille sia elettore, e noi vogliamo si riconosca che vi sono delle donne non imbecilli.
      Voi avete protestato contro la pena di morte e noi vi ci associammo di gran cuore, ma vorremmo prendeste in considerazione il termine correlativo e si provvedesse la famiglia ed il pane a tutti gli uomini che nascono.
      Si è voluto che la moglie mantenga il marito quando non ha nulla, ma noi vogliamo controllare un po' le sue spese quando ha qualche cosa.
      Ci bisogna allevare i figli con dispendio di tempo, cure, voglie e salute? Ben volentieri. Ma vogliamo anche che la legge ci faccia rispettare da questi uomini dei quali siamo le prime benefattrici, e che la legge non venga loro a dire ad ogni pagina «vostra madre è imbecille».
      Voi vagheggiate la riforma dello Statuto, il decentramento, le autonomie locali, la massima libertà individuale, il minor governo possibile in ogni cosa, noi ci accontentiamo di uscire dal governo dispotico.
      Voi, Signori, fate le leggi per noi, e noi non siamo consultate: ci confezionate in ogni maniera di salse e non ci domandate nemmeno per forma se non ce ne stiamo a disagio. Molti di voi tranquillamente desiderosi del bene e disposti a farlo senza troppo calore, dicono che le donne oggi stanno come santi nella nicchia, che hanno ottenuto molto, che di piú veramente non si poteva e non si saprebbe fare per loro, e molte altre frasi da gente contenta e che vorrebbe che altri s'accontentasse.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





Statuto