Cosí è accaduto delle istituzioni che volta a volta la scienza, l'arte, l'industria, la filosofia, la politica, la varia vicenda delle cose, ha introdotto nel mondo e cosí è accaduto del voto della donna in altri paesi a quest'ora stessa, e cosí fra noi. Non è che per affrettare l'affermazione del principio, nel quale ho fede inconcussa, che io vi invito a fare con me questo lavoro di riflessione che vi dimestichi con una novità che non ha altro torto che d'essere tale, restando in pace profonda con la natura.
Le obbiezioni che si sollevano contro il voto delle donne sono queste:
1. Le cure della famiglia.
2. La loro ripugnanza agli affari e a tutto quello che sa di pubblicità.
3. La loro poca intelligenza politica.
4. La loro ignoranza delle questioni sociali.
5. La influenza dei padri, dei mariti, dei figli e degli amanti, per cui verrebbero oziosamente moltiplicati i voti senza aumento nella somma delle intelligenze e delle volontà.
6. L'influenza clericale, donde la possibilità di una reazione.
7. La inopportunità di questa innovazione.
8. Quando a tutto questo avrò aggiunto che le donne se ne stanno chete in Italia, e che, degeneri della prima madre non appetiscono ancora il frutto della scienza del bene e del male, io crederò di aver passato in leale rassegna tutto quello che si può dire contro la mia tesi, ricordandovi in pari tempo che in queste obbiezioni che vi ho numerate si comprendono tutti gli argomenti coi quali l'attuale Ministro di Grazia e Giustizia nella sua relazione motivata della presente legge elettorale non giustifica certo, ma spiega l'ostracismo incoerente che il Governo di sinistra ha inflitto alla donna.
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