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      Nate nell'ordine istintuale dalla ribellione cieca e tumultuaria dei sensi contro il male che si sente e non si sa definire entrano piú tardi nel dominio del sentimento, meno confuso, ma pur sempre nebuloso e sfumato.
      È il periodo dei lamenti, della rettorica, dell'accademia, dei discorsi interminabili, slabbrati, eccessivi.
      I sofferenti vanno brancicando nel buio; si ravvicinano simpaticamente, come le goccie d'acqua che per legge di omogeneità gravitano le une verso le altre; sentono confusamente i loro mali; fanno appello a Dio ed agli uomini, invocano la carità, la giustizia, imprecano al cielo ed alla terra; non vedono la via d'uscita.
      Ma questo periodo, che partito cieco dall'istinto, va man mano illuminandosi alla luce tenue del sentimento, alla fine del suo percorso si affaccia al cielo luminoso della ragione. Questa s'incammina diritta alla realtà, discerne i confini, verifica le misure e le proporzioni delle cose, apprezza le possibili forze d'azione e di resistenza, illuminando e tracciando la via pratica da percorrersi per arrivare alla soluzione.
      Guai però se questo periodo si prolunghi eccessivamente! Guai se l'invasione del dottrinarismo riesca a dividervi in sette e scuole, in partiti e in fazioni!
      L'immenso movimento sociale andrebbe miseramente a perire in una sterile accademia, disseccato e isterilito come un qualunque luogo pio scientifico.
      Io non credo di illudermi, né di adularvi, se vi ritengo maturi all'ultimo periodo pratico.
      Ma se della pratica tutti sentite il bisogno imperioso, pochi ne hanno il bernoccolo; e intanto l'immenso sfiatatoio dei discorsi, dei comizii, delle dimostrazioni, delle commemorazioni, va disperdendo nell'aria delle preziose energie, le quali, condensate e conglomerate, dovrebbero con bene studiata efficacia di mezzi, dirigersi ad un fine comune e pratico.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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