Ricchi di tutto questo materiale da guerra, come Davidi impacciati dal peso e dal numero delle vostre armi, le maneggiate timidi e incerti, e siete lontani ancora le mille miglia dal cavarne tutto il frutto che potreste.
Eppure voi siete già oggi a un punto di organizzazione da aver capito almeno che in voi stessi, in voi soli, stanno gli elementi di tutto il rivolgimento sociale.
Ma dall'averlo capito al volerlo ed al volerlo tutti, ci corre.
Non lo vogliono tutti coloro che si sono raccolti in associazioni sotto la disciplina e direzione di gente indifferente ai vostri bisogni ed estranea alla vostra classe.
Non lo vogliono quelli fra voi che hanno morso all'amo della dottrina, che insegna non dovere l'operaio occuparsi che della sua famiglia e del suo mestiere.
Non lo vogliono quelli fra voi che insegnati o dal quietismo ascetico, o dallo scetticismo fatalista, pensano che tutti i mali che vi affliggono sono voluti da Dio, o prodotti di un destino cieco ed invincibile e che quindi, tanto per l'un caso come per l'altro, la migliore filosofia è di rassegnarsi e pazientare.
Non lo vogliono quelli fra voi che disperdono in poche ore, gozzovigliando, il frutto del lavoro di molti giorni, pensando che basti al lavoratore il sollievo di poche ore, per aiutarsi a trascinare in qualche modo la stentata vegetazione del proprio individuo, che, per un pleonasmo abituale, egli chiama vita.
Non lo vogliono, e non possono volerlo, quei ritardatarii che, non ascritti ai vostri sodalizii, vivono lontani e al difuori di quell'orbita, nella quale circolano le idee, che preparano il riconoscimento dei diritti del lavoro.
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Davidi Dio
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