Pagina (247/272)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non va dimenticato, infatti, che la nascita dell'industria tessile segnò, in Italia come ovunque, l'inizio della «rivoluzione industriale»; e poiché la maggior parte dei tessili erano donne, la scomposizione dei ruoli all'interno della famiglia operaia sostenne e alimentò la lotta contro le vecchie consuetudini, le preclusioni antagonistiche e le iniziative per l'eguaglianza sociale tra i sessi. È abbastanza ovvio che le sigaraie siano state più interessate dei sigarai all'inclusione delle donne nell'elettorato. Senza l'ingresso delle donne nelle fabbriche, non vi sarebbero mai state donne nelle scuole, negli uffici, nei partiti politici. Non sarebbero mai stati discussi i problemi del matrimonio dissolubile o della maternità volontaria.
      Anche il pericolo che le donne restassero, come accadrà nel nuovo secolo, parzialmente allontanate proprio dalle industrie più meccanizzate (e meglio retribuite) è intravisto dalla Mozzoni, e non per nulla tra i gruppi «discriminati» cui si richiama qui per analogia c'è il lavoratore nero, in termini marxisti, l'operaio di recente origine contadina doppiamente sfruttato. Facendo leva sulla liberazione della donna dagli antichi vincoli, il processo di trasformazione della vita familiare entrava in una fase nuova, e mentre i democratici e i socialisti secondavano la tendenza oggettiva all'estinzione delle forme preborghesi di sfruttamento (i bambini dei due sessi entrati nella fabbrica non ne uscirono per tornare a lavorare come allievi dipendenti dei genitori artigiani - senza orario né salario -, ma per avviarsi alla scuola, intanto elementare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





Italia Mozzoni