Gran maledizione sociale codesta che i giovani debbano, per forza, essere educati dai vecchi!
E, con piú o meno felici varianti, intorno alle dottrine degli scrittori accennati, si aggruppano in gran numero i socialisti della prima parte di questo secolo, di quel periodo nel quale il problema sociale era tuttora avvolto nelle nebbie accademiche. Campo sterminato nel quale divagano non meno sterilmente che insanabilmente gli spiriti, che portano, non solo nella vita vissuta, ma altresí nello studio, un subiettivismo troppo petulante, che ottenebra i liberi orizzonti delle intelligenze geniali!
Buttiamo ora uno sguardo sugli scrittori socialisti dell'oggi, di quegli scrittori la cui penna è un braccio, i cui libri sono una azione, le cui parole sono fatti, dacché sulle loro pagine il problema sociale è rispecchiato nella sua nuda e cruda realtà con esattezza fotografica di particolari, con calore passionato e luce massima d'evidenza, come dee farsi da gente che sa il metodo positivo e lo applica magistralmente, sicché radicano le convinzioni, intanto che agitano il sentimento e muovono le volontà.
Eppure anche per questi il problema delle rivendicazioni della donna, giace nel sottinteso. Per essi, la donna è naturalmente, manco a dirlo! eguale all'uomo; l'avvenire è fecondo di promesse per lei - ma se poi si degnano, e assai di rado, di scrivere direttamente sull'argomento, o dirigono a lei qualche pagina, o capitolo, lo fanno invariabilmente nello stile parafrasato col quale le parlavano, nelle epoche rispettive, i preti, i riformisti, i filosofi, i democratici.
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