Naturalmente, diceva S. Paolo or fa la bellezza di 19 secoli, quando faceva la sua propaganda del Cristianesimo - «davanti a Dio non v'è né ricco, né povero, né Ebreo, né Greco, né uomo, né donna... ma tutti sono liberi in Cristo».
Naturalmente, dicevano i riformisti, «la Bibbia è lasciata al libero esame dell'individuo e la interpretazione di essa è determinata dallo Spirito Santo, ispiratore di ogni fedele. In molti punti essa è dichiarativa di fatti e non insegnativa o sentenziatrice di Precetti». E così la condanna biblica della donna era scalzata alla base ed essa avea diritto di ripudiare ogni interpretazione autoritaria e affermativa della sua servitú.
Naturalmente, dicevano i filosofi e borghesi dell'89, la dichiarazione dei diritti dell'uomo implica i diritti della donna dacché la umanità è androgina - sarebbe assurdo pretendere altrimenti.
E la donna a sperare, anzi a credersi redenta.
Naturalmente, diceva la democrazia italiana raccolta a solenne parlamento in Roma, per bocca dei suoi piú illustri rappresentanti, la donna ha gli stessi diritti politici e sociali dei cittadini dell'altro sesso, e votava come un sol uomo, per mezzo dei suoi 800 mandatarii, niente meno che questo ordine del giorno, da me presentato e svolto in mezzo a una battaglia indescrivibile: «Il Comizio dei Comizii, riconoscendo nel diritto del voto il diritto umano:
« - Considerando che l'umanità è costituita e rappresentata dall'uomo e dalla donna;
« - Riconoscendo impossibile la soluzione della questione sociale se non cessino per la metà del genere umano le attuali condizioni di esclusione, di minorità e di assenza;
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