Ha già quasi un secolo e mezzo, che Tommaso Fieno da Anversa medico pubblicò un suo trattato de viribus imaginationis, a cui non mancò plauso in que' tempi, perché lavorato con tutti gl'ingredienti e l'apparato della scuola peripatetica, la quale era tanto allora in voga, cioè con quistioni, conclusioni, obbiezioni, e risposte, e con decidere sempre secondo la vera, e creduta mente dell'irrefragabil Aristotele, di Avicenna, di Averoe &c. Vivande tali, così secche, e mal condite, non si confanno più col palato de' moderni. Ma quel, che più importa, il titolo di quel libro promette molto, e dà pochissimo. Cioè invita i lettori ad un ricco e lauto banchetto; e poscia alle pruove si trova ridursi tutto lo studio di esso autore, a cercar solamente, se la fantasia possa crear morbi nel corpo proprio o altrui, e curarli; e se quella delle madri abbia forza sopra i loro feti: nel che si occupa la maggior parte di esso libro. Oh ben più vasto è il campo della nostra immaginazione, ed assaissime altre ricerche restano da fare in quel recondito magazzino; in guisa che ancorché io sia per proporne non poche altre, che giudicherò più a proposito, tuttavia né pur mi lusingo di aver pienamente esausta questa materia. Non aspetti poi il lettore, ch'io mi metta a riferire, quai fossero i sentimenti degli antichi filosofi intorno alla fantasia, né dove i peripatetici la allogassero, e come la dividessero in più funzioni. Il Gassendo ha soddisfatto a questa parte di erudizione, la quale per altro a nulla serve per farci intendere il vero sistema della nostra immaginazione.
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