Di ciò diremo qualche cosa al capitolo IV seguente. Intanto ricorderò io, avere i medici più e più volte osservato, che offeso il cervello per qualche caduta e ferita, vengono a cancellarsi le idee ed impressioni, che formavano l'officina della fantasia. Si son trovate ancora febbri di sì violenta natura, che han fatto perdere la memoria di quanto si era dianzi imparato: il che vuol dire, siccome faremo conoscere, che hanno saccheggiata la fantasia, sede della medesima memoria; di modo che restituita la sanità, è convenuto a quelle persone, tornar nuovamente a studiare per sapere infin leggere e scrivere. Finalmente non si può negare, che ancora i bruti abbiano la fantasia, maggiore o minore, secondoché richieda la lor diversa natura. A questo fine lor pure Dio ha forniti non men di organi, che di cerebro, ed osserviamo, che non manca loro almeno un'apparenza di memoria. Conseguentemente anche nella parte corporea dell'uomo ha da essere situata la provincia della fantasia. Passiamo ora a misurar l'erario di questa, siami lecito di dire facoltà o potenza, che troppo diverso è secondo la diversità delle persone. Si è disputato, e si disputa tuttavia, se noi abbiamo idee innate del vero, e del buono, le quali dall'utero materno passino con esso noi all'uso della vita. Gli uni pretendono, che tali idee sieno congenite coll'uomo; e che si svegliono dalla riflessione. Sostentano gli altri, e forse con più fondamento, che queste solamente si acquistino col riflettere sopra le cose.
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Dio
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