Adunque gli occhi ordinariamente sono de' primi ambasciatori, che portano qualche notizia degli esterni oggetti entro noi. La luce vegnente da i corpi ha da Dio ricevuta questa abilità di passar per l'occhio, e per gli suoi nervi, come fa per gli cristalli; e giugnendo con l'immagine di essi corpi, di cui è imbevuta, alla tavola rasa, per così dire, del cerebro, ve l'impronta. Per mezzo ancora dell'orecchio, e de' suoi nervi sensorj, il suono diverso delle parole, a cui la mente applica il significato, si va di mano in mano imprimendo in essa fantasia. E così proporzionatamente fan gli altri sensi. Certamente conviene a i soli fantasmi, procedenti per la via degli occhi, il nome d'immagine, o sia d'idea, che io mi prendo la libertà di chiamar lo stesso. Ma qual nome daremo a gli altri fantasmi, che riceviamo dall'udito, dall'odorato, dal gusto, e dal tatto? Impressioni, traccie, vestigi delle configurazioni, e de i movimenti di que' corpi possiamo appellarli. Ma chieggo qui io licenza di poter nominare come tanti altri fanno immagine o idea qualunque notizia delle cose esterne, che vada a conficcarsi nel cerebro, o sia nella fantasia, perché infine quell'impressione, traccia o vestigio, rappresenta alla fantasia in certa guisa un'immagine della cosa, che il senso ha appreso nell'applicarsi, che ei fa ai corpi presenti, come farebbe un cavallo, una quercia, uno sprone, la pioggia &c. Sicché concorrono tutti i sensi ad accrescere il capitale della fantasia; e poi per mezzo di essa fantasia la mente umana viene a conoscere tante cose corporee, che son fuori di noi, col mirare i loro fantasmi, subito che pervengono alla fantasia: e da che son fissati ivi, può del pari essa mente, ogni volta, che n'abbia bisogno, tornare a considerarli, per formar con essi le tele de' suoi pensieri.
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Dio
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