Tirate ora il conto, se potete, di queste idee ed immagini, che si possono trovare nella testa di un solo uomo: troverete, che ascendono a milioni. E pure tutte stanno impresse in così poco spazio, come è il cerebro dell'uomo. Maravigliose son queste, alle quali né pur giugne la nostra comprensione. E tanto più, perché in questa inestimabil copia di nozioni & idee non suol di ordinario seguir confusione, né l'una bene spesso va a cancellar l'altra. S'io mi pruovo a scrivere in una carta assaissime lettere, arriverò per minute che sieno, a veder presto la carta, che non ne capisce di più; e volendone aggiungere dell'altre, mi converrà sfigurar quelle, che prima occupavano quel sito, e col nuovo inchiostro le sottrarrò alla mia vista. Non è già così della fantasia umana. Ogni dì si fa giunta di nuove idee alle vecchie, e queste ivi truovano il luogo per lo più senza pregiudizio delle precedenti. Perciò considerando l'arsenale cotanto maraviglioso di essa fantasia, chiunque ha un po' di senno, non può di meno di non esclamare: Dio c'è. Altri che lui non ha potuto formare quel capo, in cui si contengono tante cose. E per conseguente Quam magnificata sunt opera tua, Domine! Lo stesso non intendere noi, come ciò si possa fare, tanto più ci obbliga ad ammirare la potenza e sapienza di chi l'ha fatto: e a riconoscere per sommamente pazza l'opinione di un Epicuro, che immaginò figlia del caso la fabbrica di tante maravigliose creature, e fin dell'uomo stesso.
Qui nondimeno non si ha a fermare la nostra considerazione.
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Dio Quam Domine Epicuro
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