Cercano e ricercano colla mente, e nol truovano. Poscia da lì a qualche giorno torna loro davanti quel nome o cognome. Se le idee fossero fitte nell'anima, sembra pure, che se ne avesse ella tosto a ricordare, sul supposto che le abbia ritenute; perciocché l'anima sostanza semplicissima non ha parti; e però né pur nascondigli, dove si sia potuta intanare quell'idea o sia nome, di cui si va in traccia. Ma questo sì noi lo spieghiamo col riconoscere nella fantasia la sede delle cose imparate. Perde questa material potenza il suo vigore ne i vecchi tanto per ritener l'imparato, quanto per rappresentarlo alla mente, quando l'ha ritenuto. Sarà ivi conficcato quel nome; ma manca la prontezza in farlo ravvisare all'occhio dell'anima. Quel che oggi non si può ottenere da essa, forse un altro dì si otterrà, se pur la desiderata idea non è ivi affatto cancellata e smarrita.
Si è detto di sopra, essere stato di parere Elia Camerario, che le idee delle cose vadano ad imprimersi nell'anima a dirittura, di modo che secondo lui la fantasia o sia l'immaginazione riesce una facoltà da noi vanamente immaginata e sognata. Aggiungo io ora, che il famoso filosofo inglese Locke nel secondo libro al capitolo decimo dell'Intendimento umano, dopo avere insegnato, che la prima facoltà dell'anima è la percezion delle idee, vien poi dicendo, che la seconda facoltà è la ritenzion di queste idee; di modo che noi abbiam nell'intendimento, o sia intelletto tutto l'apparato di tali idee. Perciò al dire di lui in questa ritenzione consiste la memoria, con soggiungere appresso, che il dire, aver noi delle idee riserbate nella memoria, altro in sostanza non vuol significare se non che l'anima ha in molte occorrenze la possanza di risvegliar le percezioni, ch'ella ha di già avuto, con un sentimento, che in quel tempo la convince di aver ella avuto prima queste tali percezioni.
| |
Elia Camerario Locke Intendimento
|